Questa targa racconta l’ultimo capitolo della tormentata vicenda delle “Ossa di Dante”. Dante esule trascorre gli ultimi anni della sua vita a Ravenna, accolto da Guido Novello da Polenta, signore della città, e qui muore nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321 a causa di una febbre, probabilmente malaria, contratta mentre ritornava da Venezia dove Guido lo aveva inviato come ambasciatore per dirimere alcune questioni.
Da questo momento Firenze avanza ripetute richieste al Comune di Ravenna per poter avere i resti dell’illustre concittadino (Dante era nato a Firenze nel 1265), richieste che Ravenna respinge sempre con fermezza, orgogliosa di essere stata l’ultimo rifugio del padre della Divina Commedia.
Nel 1519, però, arriva una richiesta che induce a Ravenna serie preoccupazioni. Alcuni delegati della fiorentina Accademia Medicea, infatti, fra i quali il celeberrimo Michelangelo, ottengono da papa Leone X l’autorizzazione di recarsi a Ravenna per prelevare le ossa del Poeta e portarle a Firenze. La richiesta preoccupa non poco perché all’epoca Ravenna apparteneva allo Stato pontificio e dunque si doveva assoluta ubbidienza al papa che, fra l’altro, era particolarmente interessato alla vicenda essendo un componente della famiglia fiorentina dei Medici.
Le ossa di Dante, dunque, sono seriamente in pericolo ma a questo punto entrano in scena i Frati minori conventuali, che dal 1261 reggono la basilica di San Francesco nei pressi della quale è sistemata la tomba del poeta e che da sempre si considerano i veri custodi delle spoglie di Dante.
I frati allora decidono di mettere al sicuro le ossa e in una notte imprecisata praticano un foro nel muro sul quale era addossata la Tomba del poeta e dopo aver prelevato le ossa le nascondono nel loro convento.
Grande fu la sorpresa dei fiorentini quando trovarono la tomba vuota. La cosa, però, fu messa a tacere e per distogliere l’attenzione si sparse la voce che nella zona fosse nascosto un tesoro così la gente cominciò a pensare al tesoro e dimenticò le ossa.
Dal 1519, dunque, la Tomba di Dante è vuota e pertanto quanti si recarono alla Tomba per rendere omaggio al poeta in realtà omaggiarono un sepolcro vuoto.
Una data cruciale per la vicenda delle “ossa” è il 1810 perché, a causa dei decreti napoleonici che ordinano la soppressione degli ordini religiosi, i Frati devono lasciare il convento e decidono di nascondere nelle vicinanze della tomba la cassetta contenente le ossa.
Poi arriva il 1865, anno del sesto centenario della nascita di Dante e per l’occasione vengono promossi lavori di restauro della zona che all’epoca si presentava in uno stato di deplorevole degrado. E durante questi lavori viene alla luce fortunosamente la preziosa cassetta delle ossa che cade fra le braccia di un muratore mentre sta aprendo un varco nel muro. Il muratore, tutto felice, pensa di aver trovato il tesoro di cui parlava la diceria ma quando si accorge che la cassetta contiene delle ossa con un gesto di stizza sta per gettarla nel mucchio di ossa che durante i lavori erano emerse essendo un tempo in quella zona il cimitero del convento.
Ma poco prima che il muratore gettasse via la cassetta il giovane Anastasio Matteucci, presente alla scena, fa notare che sulla cassetta c’è la scritta: “Ossa Dantis”. E così le ossa di Dante furono salvate alla città.
Franco Gàbici Presidente Comitato Ravennate Società Dante Alighieri
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This plaque narrates the last chapter of the troubled history of Dante’s bones. Dante, exiled, spends the last years of his life in Ravenna, welcomed by Guido Novello da Polenta, the lord of the city. Here he dies in the night between September 13th and 14th 1321, due to a fever most likely caused by malaria, which he contracted on his way back from Venice, where Guido had sent him as an ambassador to take care of certain matters.
From this moment, Florence asks multiple times Ravenna to receive back the remains of the illustrious fellow citizen (Dante was born in Florence in 1265). However, Ravenna firmly declines the requests, proud of being the last refuge of the father of the Divine Comedy.
In 1519, however, Ravenna receives a worrying request. A number of delegates from the Florentine Accademia Medicea, amongst whom the famous Michelangelo, obtain from pope Leo X the authorisation to go to Ravenna, collect the poet’s bones and return them to Florence. This request was very concerning, because at the time Ravenna was part of the Papal State, and therefore had to obey to the Pope, who was particularly interested in this event as he was part of the De Medici family from Florence.
Therefore, Dante’s bones are in serious danger. However, at this point the Friars Minor Conventual intervene. In fact, since 1261 they were responsible for the San Francesco basilica, in the vicinity of which Dante’s tomb was located, and they were considered the custodians of Dante’s remains. The friars decide to secure Dante’s remains and one night they extract the bones from the tomb through a whole in the wall where it was positioned against and hide them in their convent.
The Florentines were incredibly surprised when at their arrival the tomb was empty. This mystery was put to rest, and to divert people’s attention a rumour was circulated that there was a treasure hidden in the area.
From 1519, therefore, Dante’s tomb is empty, and all those who went to pay homage to the poet, were in reality pay homage to an empty tomb.
A crucial date for the vicissitude of the bones is 1810 because, due to the Napoleonic decrees which ordered the closure of all religious orders, the friars have to abandon the convent and decide to hide the bones nearby the tomb in a small box.
1865 marks the year of the 6th centenary of the birth of Dante and to celebrate this occasion, a series of renovations are started to savage the area that was in a state of degradation. It is during these works that the box is found by a mason who was creating an opening in a wall. The mason, joyful, thinks he found the treasure of the rumours. But, when he realises that instead he has found some bones, angered, he is about to throw them with the other remains from a nearby cemetery. But just before he throws them away, the young Anastasio Matteucci, present in that moment, realises that on the box there is a writing “Ossa Dantis”. And this is how Dante’s bones were saved for the city.
Franco Gàbici Presidente Comitato Ravennate Società Dante Alighieri