Dante2021 edizione 2019

A Ravenna la nona edizione del festival DANTE2021
Dall’11 al 15 settembre: incontri, spettacoli e concerti nei luoghi danteschi della città
“Dante nostro contemporaneo” è certo una formula riduttiva: la sua parola, così profondamente
legata al suo tempo, ha la capacità di traversare i secoli e collocarsi – con le sue prospettive, con le
sue domande – nel futuro di ogni lettore. Per questo il festival DANTE2021 da un lato cerca di fornire
il senso dell’esperienza storica dantesca, attraverso spunti della ricerca più avanzata, e far quindi
risuonare, rendendola pienamente comprensibile, la voce (linguistica, letteraria, civile) del Poeta;
dall’altro propone quanto le sue opere stimolano in noi, accompagnando il nostro desiderio di futuro.
Dante parla «a la futura gente» (Paradiso XXXIII, v. 72), come vuole il motto di questa IX edizione di
DANTE2021, e ci chiama a essere suoi interlocutori, separati da secoli di storia eppure uniti da quel verso
luminosissimo e pieno di speranza e disperazione, con cui il Poeta, al cospetto del mistero divino, prega
che gli sia fatto dono di un linguaggio «tanto possente» da raggiungere tutta l’umanità che verrà dopo.
Accade a Ravenna, dall’11 al 15 settembre, con cinque giorni di incontri, spettacoli e concerti nei luoghi
storici e simbolici della “città di Dante”, preceduti – dal 4 al 7 settembre – da Dante Hors d’Oeuvre, ciclo
di quattro “piccole letture dantesche”. Interamente dedicato al padre della lingua italiana, il Festival è
promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna con la direzione scientifica dell’Accademia
della Crusca. Tutti gli appuntamenti in programma sono a ingresso libero.
La ricerca più avanzata – letteraria, filologica, storica, artistica – si offre alla divulgazione, che non è mai
semplificazione né banalizzazione, ma piuttosto competenza e passione condivise con un pubblico che,
anno dopo anno, cresce tanto nei numeri quanto nella percezione del valore e dell’estensione dell’eredità
dantesca. È così che, sin dal 2011, DANTE2021 cerca di realizzare il desiderio del Poeta, permettendo
a tutti noi di riconoscerci in quella futura gente a cui Dante voleva arrivare. La sua parola si fa presente,
tangibile, coinvolgente, grazie a un programma che abbraccia molteplici punti di vista e le più diverse forme
espressive, quest’anno nella luce paradisiaca che si concentra, umanissima e sconvolgente, nell’appello di
Dante: “O somma luce che tanto ti levi / da’ concetti mortali, a la mia mente / ripresta un poco di quel che
parevi, / e fa la lingua mia tanto possente, / ch’una favilla sol de la tua gloria / possa lasciare a la futura
gente” (Paradiso XXXIII, vv. 67-72). «Sarebbe facile ricondurre il verso scelto come motto di quest’anno alla
naturale ambizione di Dante di sopravvivere attraverso la propria opera, e certamente c’è anche questo,
ma in realtà – sottolinea Domenico De Martino, direttore artistico del Festival – è un grande momento di
consapevolezza e assunzione di responsabilità: responsabilità verso il futuro e verso chi, umano come noi,
verrà dopo di noi; quindi anche di umiltà. Responsabilità e umiltà sono due concetti su cui riflettere. Al
tempo stesso la terzina restituisce perfettamente il senso della tensione, tra creazione linguistica e poesia,
con cui Dante si rivolge oggi a noi, e verrebbe da dire: proprio a noi».
È naturale che sia proprio Ravenna – la città che accolse Dante nel suo esilio, la città che ne ha custodito
le spoglie per quasi sette secoli – a ospitare un festival che, nella straordinaria combinazione di ricerca,
divulgazione e passione, ci invita ad accogliere il Poeta nella nostra visione del mondo, nella nostra
esperienza della lingua, della letteratura, delle arti, della cultura tutta e non solo: anche della politica e
dell’etica. Un’operazione, quella di DANTE2021, che si realizza popolando di studiosi, artisti, giornalisti,
attori e musicisti i luoghi danteschi di Ravenna, orbite che trovano il loro sole ideale nella Tomba, cuore
della cosiddetta “zona del silenzio”. DANTE2021 è un festival, come è stato definito anno dopo anno, “in
movimento”: fra Dante e noi, noi e Dante.
con il patrocinio di
SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
promosso da direzione scentifica
Gli appuntamenti vedranno protagonisti, tra gli altri:
Claudio Ciociola, Claudia Villa, Claudio Marazzini, Virginio Gazzolo, Alessandro Pancheri, Riccardo Vaglini,
Riccardo Dapelo, Enzo Moavero Milanesi, Antonio Patuelli, Paolo Di Stefano, Carlo Ossola, Marcello Ciccuto,
René De Ceccatty, José María Micó, Harro Stammerjohann, Wafaa El Beih, Francesco Sabatini, Piero Boitani,
Ida De Michelis, Gian Luigi Beccaria, Nicoletta Maraschio, Claudio Magris…
La manifestazione, posta sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio della
Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ravenna, è resa possibile dalla rete di collaborazioni con altri
protagonisti cittadini: l’Istituzione Biblioteca Classense, il Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali,
Casa Matha-Schola Piscatorum, il Museo Nazionale di Ravenna, il Caffè Letterario.
Il Festival si apre mercoledì 11 settembre, alle 17 presso gli Antichi Chiostri Francescani, con i saluti di
Ernesto Giuseppe Alfieri (presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna), Claudio Marazzini,
(presidente dell’Accademia della Crusca), Domenico De Martino (direttore artistico di Dante2021).
A seguire una riflessione che parte… dall’inizio, cioè da Il titolo della Commedia (Dante e noi), con due
docenti della Scuola Normale Superiore di Pisa, Claudio Ciociola (vi ha insegnato a lungo Filologia italiana)
e Claudia Villa (Filologia medievale umanistica). Nei due studiosi si salda l’insegnamento di alcuni dei
maggiori maestri del Novecento: Alfredo Stussi e Gianfranco Contini per Ciociola e d’Arco Silvio Avalle e
Giuseppe Billanovich per la Villa. Uniti dal comune interesse per la tradizione dell’opera dantesca e per la
letteratura delle origini, Ciociola e Villa si interrogheranno sulle definizioni, apparentemente contraddittorie,
che Dante dà della propria opera – comedìa (nell’Inferno) e poema sacro (nel Paradiso) – e sul loro significato
nella tradizione culturale classica e medievale. Nel fondare la nuova letteratura volgare, Dante rigenera
questi termini in un poema che – ora nello stile sublime e ora con parole comuni – parla di noi: delle nostre
incertezze, della profondità e crudeltà bestiale di cui, nella nostra umanità, siamo capaci, della nostra sete
di giustizia.
Alle 21, invece, il primo degli appuntamenti dedicati alla ricezione dell’opera di Dante e all’immagine che ne
costruirono le generazioni anche immediatamente successive, primi passi di una tradizione e venerazione
che arriva fino ai giorni nostri. Ai Chiostri, Virginio Gazzolo – che ha ricevuto il premio Dante-Ravenna nel
2013 – è autore e interprete dello spettacolo «Questi fu quel Dante». La vita del Poeta raccontata da
Giovanni Boccaccio. Molte, moltissime delle informazioni che abbiamo sulla vita di Dante le dobbiamo a
Boccaccio, grande ammiratore dell’opera del suo predecessore (Dante era morto quando Boccaccio aveva
8 anni). Ad esempio, è da Boccaccio che sappiamo il nome e cognome di Beatrice e conosciamo i dettagli
della vicenda di Paolo e Francesca (quanto “romanzati”, però, dall’autore del Decameron?). Il Trattatello in
laude di Dante è una biografia che delinea anche la figura poetica e morale, gli studi e i costumi dell’autore
della Commedia, ma non è priva di critiche verso il Poeta (superbo e cedevole alla lussuria). La narrazione
appassionata, vera lettura d’autore, racconta indirettamente anche del controverso rapporto di Boccaccio
col maestro inarrivabile. Gazzolo porta sul palcoscenico Boccaccio e il suo Trattatello: lentamente, ma a
ritmo serrato, col battito del cuore di una grande passione, la poesia invade il palcoscenico e Boccaccio si
dissolve al servizio di Dante, unico vero grande protagonista. Un’ora esaltante: un’altissima prova d’attore.
Giovedì 12 settembre alle 17 è la volta di un altro confronto fra i giganti che si stagliano sulle origini della
letteratura italiana, una tenzone letteraria che da secoli sembra chiamare critici e lettori a prendere partito:
sempre agli Antichi Chiostri Francescani, l’appuntamento è con Il derby delle due corone: Dante versus
Petrarca, il confronto infinito. L’inimitabile e l’imitabile, l’inventore e il normalizzatore, il trasgressivo e il
poeta d’ordine, quello per tutti e quello per nessuno… termini intercambiabili secondo i gusti di ognuno e
una lista che potrebbe continuare – ma è necessario scegliere? Arbitro del match Alessandro Pancheri,
professore di Filologia della letteratura italiana dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara e
recentemente nominato Accademico della Crusca. Pancheri si è concentrato sulla letteratura italiana dei
primi secoli e su Petrarca in particolare; di quest’ultimo, insieme a Giuseppe Frasso, cura l’edizione critica dei
Rerum vulgarium fragmenta su incarico della Commissione per l’Edizione Nazionale delle Opere di Petrarca.
A seguire si inaugura Maladetto fiore (Paradiso IX, v. 130), trittico video realizzato in coproduzione tra
i festival DANTE2021 e Camino Contro Corrente di Camino al Tagliamento, con il coinvolgimento di tre
compositori e un’artista visiva: Riccardo Dapelo per Inferno, Andrea Nicoli per Purgatorio, Riccardo
Vaglini (che è anche ideatore del progetto) e Valentina Merzi per Paradiso. Il titolo riprende l’espressione
con cui Folchetto da Marsiglia, nel Paradiso, si scaglia contro l’avidità e la corruzione causate dal denaro.
Gli artisti ne hanno fatto il punto di partenza per fare propria la posizione di Folchetto, che Dante descrive
con tanta profetica e disperata lucidità, e interrogarsi con spirito critico sul denaro come incessante fattore
di competizione, diseguaglianza, spreco, violenza. Fino ad additare un futuro diverso, forse impraticabile,
eppure intatto nell’indicarci un’altra via e un’altra vita possibili. In occasione dell’inaugurazione, il video sarà
“attivato” da una breve performance interattiva di Riccardo Vaglini e Riccardo Dapelo.
Alle 21, la seconda giornata del Festival si conclude nella Basilica di San Francesco con il concerto,
promosso e offerto dall’Associazione Musicale Angelo Mariani di Ravenna, anche quest’anno al fianco di
DANTE2021 nel tributo musicale al Poeta.
Venerdì 13 settembre, alle 17, è tempo di visitare un altro dei luoghi chiave della mappa del Festival, quel
refettorio Camaldolese della Biblioteca Classense che fu ribattezzato Sala Dantesca nel 1921, in occasione
del sesto centenario dalla morte del Poeta. Sotto gli occhi delle figure che affollano le Nozze di Cana di Luca
Longhi e il Sogno di San Romualdo sul soffitto, si svolgerà l’incontro con Enzo Moavero Milanesi, Ministro
degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e Antonio Patuelli, Presidente dell’Associazione
Bancaria Italiana e del Gruppo La Cassa di Ravenna. Si affronterà il tema della presenza e del ruolo di Dante,
e della cultura italiana, in Europa e nel mondo.
In questo quadro, l’avvicinarsi di quel 2021 che segnerà i settecento anni dalla morte di Dante a Ravenna
conferisce particolare urgenza e attualità alla riflessione sul valore e l’opportunità di istituire una giornata
mondiale dedicata all’Alighieri: è questo il significato di Dantedì, così come Paolo Di Stefano l’ha battezzato,
promuovendolo dalle pagine del “Corriere della Sera”. In un corsivo del 24 aprile scorso, Di Stefano ha invitato
ministeri e istituzioni competenti a farsi carico della questione, ottenendo il sostegno di studiosi quali il
presidente della Società Dantesca Italiana Marcello Ciccuto e il presidente del Comitato nazionale per la
celebrazione del settimo centenario della morte di Dante, Carlo Ossola, ma anche del sindaco di Ravenna
Michele de Pascale nonché di numerosi altri dantisti e protagonisti della vita culturale. E proprio Ossola –
raffinato filologo e critico letterario, accademico e umanista, rappresentante della cultura italiana al Collège
de France di Parigi – farà parte del drappello di valenti studiosi che, accanto a Di Stefano, illustreranno il
tema. Tra questi Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Wafaa El Beih,
direttrice del Dipartimento di italianistica dell’Università di Helwan – Il Cairo, René de Ceccatty e José María
Micó, traduttori dell’opera di Dante rispettivamente in francese e in spagnolo, e Harro Stammerjohann da
Francoforte, socio straniero della Crusca. Una partecipazione che è una testimonianza vivissima del fatto
che – come scrive Di Stefano – «la mobilitazione dantesca non conosce limiti cronologici né geografici
(…) non solo da parte degli addetti, ma di lettori comuni, reinterpreti amatoriali, cultori domestici, fanatici
incalliti». E aggiunge: «Resta quasi incredibile che nel Paese delle mille fiere letterarie ed editoriali non esista
una giornata nazionale che celebri il padre della poesia e della lingua».
Sabato 14 settembre, alle 11, la penultima giornata comincia ai Chiostri in compagnia di Piero Boitani, con
Dante, Ulisse e il mondo moderno. Dantista, anglista, studioso del mito, della Bibbia e delle sue riscritture,
socio dell’Accademia dei Lincei, Boitani è anche traduttore (membro, tra l’altro, della Dante Society of
America, ha insegnato anche a Cambridge). Gli è stato conferito il premio Balzan «per la straordinaria
capacità di rappresentare la letteratura mondiale come un dialogo vivente con i classici dell’antichità, del
Medioevo e dell’età moderna; per i suoi studi innovativi sulla storia della fortuna e della ricezione dei miti e
dei temi fondamentali della civiltà occidentale; per il suo metodo filologico che espone il senso potenziale
dei testi canonici, proiettandolo nel futuro»: un approccio che si sposa perfettamente con lo spirito di
quest’edizione di DANTE2021. Boitani è tornato più volte sul tema di Ulisse esplorandone i mille intrecci, da
Dante a Eliot, al punto da definirlo “croce e delizia” della propria vita. Nell’Ulisse di Dante, in particolare, si
combinano tratti positivi e negativi: esaltato come rappresentante dell’ardore di conoscenza, è condannato
all’Inferno per le sue frodi e al naufragio per la sua hybris.
A seguire saranno protagonisti i più giovani: torna infatti l’appuntamento con i premiati alle Olimpiadi di
Italiano, introdotti da Ugo Cardinale, referente scientifico dell’iniziativa che – organizzata dal Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – si propone di incentivare e approfondire lo studio della lingua
italiana, sensibilizzando gli studenti degli istituti secondari di secondo grado. Saranno a Ravenna Anna
Tiso, da Valdagno (Veneto) e Alessandro Poloniato da Parigi. Anna è una diciassettenne appassionata
viaggiatrice, impaziente di scoprire luoghi e culture differenti e ha già trascorso un semestre in Danimarca
per imparare cose nuove; a scuola divide la propria passione fra latino e matematica. Alessandro invece ha
14 anni, vive a Parigi e non sa cosa farà da grande, ma intanto legge Camus e Calvino, guarda i film di Sergio
Leone e, quando torna a casa, si diverte a scrivere quello che ha osservato durante la propria giornata. A
unire Anna e Alessandro è quell’amore per la lingua italiana che, dopo il riconoscimento delle Olimpiadi,
condivideranno con il pubblico di DANTE2021.
Alle 17, sempre ai Chiostri, sarà l’italianista Ida De Michelis ad affrontare il tema di Dante nella Grande
Guerra presentando una recente scoperta. De Michelis – i cui studi si sono concentrati sulla letteratura della
prima metà del Novecento e sull’immagine di Dante nella cultura del Risorgimento – ha infatti rinvenuto fra
le scritture di guerra e prigionia quella che può essere indicata come una “Divina Commedia irredenta”, un
testo nato dalla fantasia di due soldati austroungarici di lingua e sentimento italiani, prigionieri in Russia
tra il 1915 e il 1916. Ecco dunque che Dante si rivela ancora una volta un riferimento ineludibile, rinnovando
il mito risorgimentale che gli assegnava la posizione di elemento primario dell’identità italiana: gli Italiani,
benché sotto un’uniforme straniera, si riconoscono nella sua figura e vi trovano la propria consapevolezza
culturale. Nelle terzine riscritte dai soldati Dante è immaginato nuovamente pellegrino nel campo di
prigionia di Kirsanov, in cui erano internati numerosi ex-soldati austro-ungarici di origine trentina e friulana,
alcuni dei quali scelsero poi di venire riportati in Italia come cittadini “redenti”. In quel realissimo e doloroso
Purgatorio, Dante torna a parlare, nel futuro appunto, a coloro che sono scampati alla morte e alle dure
condizioni della prigionia e attendono, con lui, di ritornare “italiani”.
Alle 21, un altro irrinunciabile appuntamento del Festival ai Chiostri: quello con i premi Dante-Ravenna
e Musica e Parole. Mentre il secondo – negli anni assegnato ad artisti come Cristiano De André, Luca
Barbarossa, Enrico Ruggeri, Francesco Baccini, Roberto Vecchioni…- sarà presto annunciato, il primo sarà
attribuito, con la presentazione della presidente onoraria dell’Accademia della Crusca Nicoletta Maraschio
e del grande germanista e scrittore Claudio Magris, a Gian Luigi Beccaria. Eminente storico della lingua,
accademico dei Lincei e della Crusca, Beccaria è noto al grande pubblico anche per la partecipazione
alla trasmissione televisiva Parola mia accanto a Luciano Rispoli. Beccaria ha affiancato a raffinati studi
linguistici sulla letteratura alta a ricognizioni, non prive di passione, su forme linguistiche di culture
“minori”, dedicandosi a ricerche sui linguaggi che scompaiono e sul patrimonio di forme linguistiche legate
a miti e credenze della civiltà contadina. Gli studi di Beccaria hanno dato un fondamentale contributo
all’approfondimento della conoscenza della lingua italiana e alla coscienza linguistica degli italiani (anche
attraverso volumi più divulgativi).
Domenica 15 settembre, alle 11, la IX edizione del Festival si conclude, come vuole tradizione, alla Casa
Matha – sede della Schola piscatorum, la più antica corporazione del mondo – con la storia dell’arte. Oggetto
della conversazione di Marcello Ciccuto sarà Botticelli lettore e interprete della Commedia. Presidente
della Società Dantesca Italiana dal 2015, Ciccuto insegna all’Università di Pisa e si occupa da oltre
trent’anni dei rapporti fra arte figurativa e letteratura, tema al quale ha dedicato svariati volumi. Proprio a
partire da questo profondo interesse per la relazione fra immagine e scrittura, che per altro l’ha portato a
dirigere una collana di facsimili di manoscritti illustrati dell’opera di Dante, Ciccuto commenterà i disegni
e i dipinti botticelliani ispirati alla Commedia e al mondo dantesco, rivelando le linee guida della lettura
quattrocentesca del testo di Dante, anche alla luce dell’impegno di Botticelli per l’affermazione di un nuovo
ruolo per l’artista in seno alla società fiorentina dell’epoca.